Questo libro è stato scritto in tre epoche diverse.
La prima parte, nel 1884, quando in un paese lontano, mi giungeva da Napoli tutto il senso di orrore, di terrore, di pietà, per il flagello che l’attraversava, seminando il morbo e la morte: e il dolore, l’ansia, l’affanno che dominano, in chi scrive, ogni cura, d’arte, dicano quanto dovette soffrire profondamente, allora, il mio cuore di napoletana.
La seconda parte, è scritta venti anni dopo, cioè solo due anni fa, e si riannoda alla prima, con un sentimento più tranquillo, ma, ahimè, più sfiduciato, più scettico che un miglior avvenire sociale e civile, possa esser mai assicurato al popolo napoletano, di cui chi scrive si onora e si gloria di esser fraterna emanazione.
La terza parte è di ieri, è di oggi: né io debbo chiarirla, poiché essa è come le altre: espressione di un cuore sincero, di un’anima sincera: espressione tenera e dolente: espressione nostalgica e triste di un ideale di giustizia e di pietà, che discenda sovra il popolo napoletano e lo elevi o lo esalti!
Napoli, autunno 1905 - Matilde Serao
Nata in Grecia il 14 marzo 1856 da padre napoletano e madre greca, Matilde Serao tornò in Italia con la famiglia dopo la caduta del regno borbonico. Studiò da maestra ma lavorò nei Telegrafi dello Stato. Nel frattempo iniziò le sue collaborazioni con alcuni giornali napoletani.
Nel 1882 si trasferì a Roma dove sposò Edoardo Scarfoglio e con lui fondò Il Corriere di Roma. Visto lo scarso successo del giornale, tornò a Napoli dove, sempre con il marito fondò il Mattino, che però abbandonò dopo la separazione per dare vita a un nuovo giornale: Il Giorno.
Accanto all’attività giornalistica, la Serao svolse anche la sua opera di narratrice, che comprende oltre quaranta volumi fra romanzi e novelle.
Morì a Napoli il 25 luglio del 1927.
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