Una analisi lucida e impietosa sul ruolo subalterno dell’informazione italiana nell’attuale scenario del conflitto ucraino.
L’Autore mette sotto la lente di ingrandimento talk show e servizi giornalistici di dubbio pluralismo, dimostrando una narrazione stereotipata da stucchevoli copioni di dominio atlantista. Un linguaggio manicheo e messianico da guerra santa, che pretende di raccontare un conflitto
in cui l'informazione ha già glorificato uno dei contendenti.
L'Autore si lancia poi nello scenario storico-politico, dal Dopoguerra a oggi, sullo studio del rapporto tra media e isteria russofoba, che ha segnato con particolare virulenza l'informazione italiana negli ultimi due anni, spiegando con rigore scientifico e obiettività giornalistica la nascita di copioni mediatici centrati sulla russofobia e sul pregiudizio antirusso.
Giulio Di Luzio è nato e vive in Puglia. Ha lavorato per il manifesto e Liberazione, occupandosi tra l'altro di politica internazionale. Studioso delle relazioni tra Federazione Russa e Stati Uniti, si interessa al ruolo dei media nella manipolazione dell'opinione pubblica e del consenso.
Attualmente realizza reportage per la Tv indipendente Byoblu.
Ha all’attivo già la pubblicazione di numerose opere:
I fantasmi dell’Enichem, 2003; A un passo dal sogno, 2006; Il disubbidiente, 2008; Brutti, sporchi e cattivi, 2011; Clandestini, 2013; Non si fitta agli extraco-
munitari, 2014; La fabbrica della felicità, 2016; Fimmene, 2017; Tuccata, 2018; La libertà negata, 2021, tradotto in tedesco e francese; Apartheid all’italiana, 2021, tradotto in tedesco; Il supplente, 2023; Le foche ammaestrate. Il giornalismo italiano al servizo della guerra, 2023; Gli anni della disobbedienza, 2024.
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